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LE GHIANDOLE SALIVARI
Le ghiandole salivari si distinguono in maggiori e minori.
Le ghiandole salivari maggiori sono rappresentate dalla parotide, dalla sottomandibolare e dalla sottolinguale.
Sono tre grosse ghiandole extramurali pari, annesse alla bocca, responsabili per gran parte della produzione della saliva.
La ghiandola parotide risulta attraversata dal nervo facciale (VII nervo cranico), che permette di dividere chirurgicamente la ghiandola in un lobo superficiale ed un lobo profondo rispetto al suo decorso.
Le ghiandole salivari minori, intramurali, sono situate nella mucosa e nella sottomucosa delle labbra (ghiandole labiali), delle guance (ghiandole malari), del palato (ghiandole palatine) e della lingua (ghiandole linguali).
Quando sono colpite in maniera generalizzata da processi infiammatori o degenerativi, si determina una riduzione del parenchima ghiandolare funzionante con una diminuzione della produzione di saliva e conseguente secchezza della mucosa orale (xerostomia) e predisposizione alle infezioni e alle malattie dentali (carie, periodontiti).
DIAGNOSI E TERAPIA
La Parotite virale epidemica (Orecchioni) è una malattia infettiva virale che si diffonde per mezzo della saliva.
Colpisce prevalentemente le ghiandole parotidi, quasi sempre bilateralmente.
La malattia esordisce con febbre a cui segue la comparsa di un aumento di volume della ghiandola con conseguente senso di tensione dolorosa.
La malattia si risolve spontaneamente in 10-12 giorni.
La parotite acuta batterica, causata in genere dallo Stafilococcus aureus, si verifica con maggior frequenza in soggetti defedati ed immunodepressi o in soggetti affetti da calcolosi salivare con conseguente ristagno e sovrainfezione.
Colpisce prevalentemente le ghiandole parotidi ed è frequentemente monolaterale.
La terapia si basa sull’uso di antibiotici ed antiinfiammatori.
Scialoadenite sottomandibolare o sottolinguale sono infiammazioni batteriche più frequenti in soggetti con calcolosi salivare con conseguente ristagno e sovra infezione.
La terapia si basa sull’uso di antibiotici ed antiinfiammatori.
I calcoli salivari sono concrezioni calcaree costituite da fosfato e carbonato di calcio che determinano un’ostruzione dei dotti escretori delle ghiandole salivari.
Colpiscono più frequentemente la ghiandola sottomandibolare ed il suo dotto escretore, il dotto di Wharton.
I pazienti affetti da scialolitiasi possono andare incontro a coliche salivari in concomitanza dei pasti, con vivo dolore e improvviso aumento di volume della ghiandola.
Questi episodi tendono a regredire spontaneamente in poche ore.
Il ripetersi delle coliche può favorire la spontanea eliminazione del calcolo, se di dimensioni ridotte.
Nel caso in cui il calcolo non venga eliminato spontaneamente e siano presenti ricorrenti episodi di scialolitiasi, è necessario procedere con un intervento chirurgico.
Nel caso in cui il calcolo sia prossimo all’orifizio del dotto è possibile un approccio per via endorale, altrimenti è necessario asportare tutta la ghiandola.
In casi selezionati può essere indicato un approccio scialoendoscopico con litotrissia dei calcoli.
La Ranula è una cisti da ritenzione che colpisce la ghiandola sottolinguale.
E’ conseguente ad un’ostruzione del flusso salivare con conseguente ristagno e si presenta come una sacca ricoperta da mucosa di aspetto normale situata al di sotto della lingua.
Di dimensioni variabili, se voluminosa può determinare problemi alla masticazione e alla deglutizione.
La terapia è chirurgica e consiste nella rimozione della cisti o nella sua marsupializzazione.
Le Cisti da ritenzione sono determinate da un’ostruzione del flusso salivare; colpiscono frequentemente le ghiandole salivari minori, soprattutto quelle localizzate nella mucosa delle labbra e delle guance.
Si presentano come piccole formazioni tondeggianti ricoperte da un sottile strato di mucosa.
La terapia è chirurgica.
Le scialoadenosi sono malattie degenerative delle ghiandole salivari.
La più frequente è la Sindrome di Sjogren, malattia su base autoimmune che interessa prevalentemente il sesso femminile attorno ai 50 anni.
La malattia colpisce tutte le ghiandole salivari e le ghiandole lacrimali e, clinicamente, è caratterizzata da una triade: cheratocongiuntivite secca (per riduzione della secrezione delle ghiandole lacrimali), xerostomia (secchezza per riduzione della produzione salivare) e malattie del tessuto connettivo.
La diagnosi si formula in base ai sintomi, all’esame bioptico di una ghiandola salivare minore (prelevata dalla mucosa del labbro), ad esami del sangue (RA test, elettroforesi proteica, anticorpi anti nucleo, autoanticorpi anti SS-A e anti SS-B) e a test specifici per la secrezione lacrimale (test di Schirmer).
La malattia ha un decorso cronico e la terapia è essenzialmente sintomatica (preparati di saliva e lacrime artificiali), con farmaci immunosoppressivi riservati alle forme più gravi.